"Le lettere d'amore
fanno solo ridere:
le lettere d'amore
non sarebbero d'amore
se non facessero ridere". Roberto Vecchioni
Non mi interessa che cosa fai per vivere; voglio
sapere che cosa ti fa spasimare e se osi sognare
di andare incontro all'anelito del tuo cuore.
Non mi interessa quanti anni hai; voglio sapere
se rischieresti di passare per stupida per amore,
per un sogno, per l'avventura di essere viva.
Non mi interessa quali pianeti siano in
quadratura con la tua luna. Voglio sapere se hai
toccato il centro del tuo dispiacere, se i
tradimenti di una vita ti hanno aperta oppure ti
hanno raggrinzita e chiusa per paura di altro dolore.
Voglio sapere se riesci a sederti con la
sofferenza, la mia o la tua, senza muoverti per
nasconderla, né per sedarla, né per mandarla via.
Voglio sapere se riesci a stare con la gioia, la
mia o la tua, se riesci a ballare selvaggiamente
lasciando che l'estasi ti riempia fino alle
estremità delle dita delle mani e dei piedi senza
ricordarci di stare attenti, o di essere
realistici, né per rammentarci i limiti
dell'essere umano.
Non mi interessa se la storia che mi stai
raccontado è vera. Voglio sapere se riesci a
deludere un altro pur di essere sincera con te
stessa. Se riesci a sopportare l'accusa di
tradimento senza tradire la tua anima. Se riesci
a essere senza fede e perciò degna di fede.
Voglio sapere se riesci a vedere ogni giorno la
bellezza anche quando non è pittorica; e se
riesci a far scaturire la tua vita dalla sua
presenza.
Voglio sapere se riesci a vivere col fallimento,
il tuo e e il mio, e tuttavia, sul bordo del
lago, a gridare al plenilunio d'argento il tuo
«Sì!».
Non mi interessa sapere dove vivi o quanti soldi
hai. Voglio sapere se riesci ad alzarti dopo una
notte di dolore e di disperazione stanca e con le
ossa a pezzi e a fare ciò che va fatto per dar da
mangiare ai bambini.
Non mi interessa ciò che sai né come sei giunta
qui. Voglio sapere se starai nel centro del fuoco
con me senza tirarti indietro.
Non mi interessa dove o che cosa o con chi hai
studiato. Voglio sapere che cosa ti sostiene da
dentro quando tutto il resto crolla.
Voglio sapere se riesci a stare sola con te
stessa e se ti piace davvero la compagnia che ti
fai nei momenti vuoti.
L'invito di Oriah Mountain Dreamer
Compiti per tutti
52 settimane con Rob Brezsny
mercoledì 15 febbraio 2012
mercoledì 1 febbraio 2012
Quando ti dicono “Sii te stessa, o te stesso”, a quale te si riferiscono?
"Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore, ciò che vuoi, una vita è
un'opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla,
ama e vivi intensamente ogni momento della tua vita, prima che cali
il sipario e l'opera finisca senza applausi". Charlie Chaplin
(I compiti per tutti di Rob Brezsny 27 gennaio/2 febbraio 2011)
Sii te stesso significa Sii autentico? Essere se stessi significa Essere autentici? Cos’è l’autenticità? L’autenticità di chi? Chi sei veramente? E Realmente? Chi sono veramente?
Per me queste domande restano ancora insolute e il circolo è sicuramente vizioso e non virtuoso.
(I compiti per tutti di Rob Brezsny 27 gennaio/2 febbraio 2011)
L'esortazione conosci te stesso è un motto greco (Γνῶθι σαυτόν, gnôthi
sautón), iscritto sul tempio dell'Oracolo di Delfi e può ben riassumere
l'insegnamento di Socrate, in quanto esortazione a trovare la verità
dentro di sé anziché nel mondo delle apparenze. La locuzione latina
corrispondente è Nosce te ipsum. La frase scritta sul tempio tradotta
recita: “Uomo, conosci te stesso, e conoscerai l'universo e gli Dei”.
Per comprendere davvero il significato di se stessi è indispensabile conoscersi compiutamente. Ma cosa significa conoscere se stessi? Sembra un circolo vizioso e può facilmente esserlo, ma può anche essere virtuoso, quando la domanda “Chi sono?”non è utilizzata per alimentare il “se stessi”, come avviene solitamente, ma per scoprire se stessi.
Per comprendere davvero il significato di se stessi è indispensabile conoscersi compiutamente. Ma cosa significa conoscere se stessi? Sembra un circolo vizioso e può facilmente esserlo, ma può anche essere virtuoso, quando la domanda “Chi sono?”non è utilizzata per alimentare il “se stessi”, come avviene solitamente, ma per scoprire se stessi.
Sii te stesso significa Sii autentico? Essere se stessi significa Essere autentici? Cos’è l’autenticità? L’autenticità di chi? Chi sei veramente? E Realmente? Chi sono veramente?
Per me queste domande restano ancora insolute e il circolo è sicuramente vizioso e non virtuoso.
sabato 21 gennaio 2012
Famoso
Naomi Shihab Nye
Famoso
Il fiume è famoso per i pesci
la voce alta è famosa
per il silenzio
che sapeva di dover ereditare la terra
prima ancora
che qualcuno lo dicesse.
Il gatto che dorme sulla siepe è famoso per
gli uccelli
che lo guardano dalla loro casetta.
Per un po’, la
lacrima è famosa per la guancia.
L’idea che porti in petto
è famosa
per il tuo petto.
L’attrazione...
Neil Clark Warren: “L’attrazione e la chimica vengono facilmente
scambiate per amore, ma non sono affatto la stessa cosa. L’attrazione
fisica per qualcuno è immediata e per lo più inconscia. L’innamoramento
più profondo è graduale e richiede decisioni continue e coscienti”.
Se uno dei tuoi eroi ti chiedesse di insegnargli le cose più importanti che sai, cosa gli risponderesti?
"Si possono insegnare tante cose, ma le cose più importanti, le cose che
importano di più, non si possono insegnare, si possono solo
incontrare". Oscar Wilde
(I compiti per tutti di Rob Brezsny 20/27 gennaio 2011)
Un eroe che chiede insegnamenti? Se è un eroe dubito che abbia bisogno di imparare delle cose da me. In ogni caso porterei il personaggio femminile, di cui non ricordo il nome, che si trasforma insieme ai suoi compagni in un robot che sconfigge il male... Baldios credo, quante volte ci ho giocato da piccola... e gli farei incontrare quelle che considero le mie imprese più eroiche:
Un eroe che chiede insegnamenti? Se è un eroe dubito che abbia bisogno di imparare delle cose da me. In ogni caso porterei il personaggio femminile, di cui non ricordo il nome, che si trasforma insieme ai suoi compagni in un robot che sconfigge il male... Baldios credo, quante volte ci ho giocato da piccola... e gli farei incontrare quelle che considero le mie imprese più eroiche:
- sopravvivere all'entropia della mente. La
definizione vuole che l’entropia di un sistema caratterizza il suo
stato di disordine. Ora per fortuna nel mio sistema mentale non
rimane che un quieto ed ordinato disordine, che sfocia talvolta nella
capacità di creare, per cui diventa difficile recuperare il
disequilibrio entropico attraversato solo un anno fa.
- attraversare lo spavento del sublime e lo spaesamento del perturbante.
Parto anche qui dalle definizioni. Il sublime può anche essere definito
come "l'orrendo che affascina". Il perturbante invece si sviluppa
quando una cosa viene avvertita come familiare ed estranea allo
stesso tempo provocando angoscia unita ad una spiacevole
sensazione di confusione ed estraneità. Una tapparella quasi chiusa ma
non completamente, che mostra le sue numerose fessure e si riflette su
un muro bianco, basta a farmi provare spavento e spaesamento insieme. Mi
riporta indietro a quell'infanzia a cui sono eroicamente sopravvissuta.
- assistere alla ricostruzione della shock economy.
Il terremoto dell'Aquila ha portato distruzione, disperazione e
disorientamento. La televisione con il suo incalzante teatrino ha
portato cattiva informazione, spettacolarizzazione, espropriazione
dell'esprerienza intima. La ricostruzione della shock economy, come la
definisce Naomi Klein, ha creato nuovi
conglomerati abitativi che hanno spezzato le comunità e i quartieri, le
appartenenze, l'accesso ai servizi. Ed io ho assistito impotente a tutto
questo.
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